Semolina tagliolini home made: CARBONARA & Acqualagna Black Truffle
venerdì 30 settembre 2016
sabato 24 settembre 2016
La focaccia di Recco originale
La focaccia di Recco originale si può preparare, somministrare e vendere soltanto all’interno dei suoi tradizionali confini, che sono racchiusi tra la capitaleRecco, Camogli, Sori e Avegno.
Pochi chilometri per difendere una specialità tutelata dal marchio europeo e da un disciplinare di sei pagine che stabilisce caratteristiche, regole, vincoli e divieti.
Chi prova a sgarrare passa un guaio, viene denunciato per frode in commercio.
Esagerato? Per referenze chiedete agli stessi rappresentanti del consorzio (Consorzio Focaccia di Recco), che per impedire alla concorrenza di realizzare e vendere nel resto d’Italia e del mondo il loro piatto forte, hanno disposto regole tanto assurde che oggi, per fare un esempio, la focaccia di Recco non può essere imbarcata su un volo per gli Stati Uniti.
A Dicembre 2015 il consorzio ha aperto uno stand alla fiera dell’artigianato di Rho per promuovere la sua focaccia, quella con il marchio Igp. Le cose sono andate bene con tanto di fila alla cassa e al banco fino a quando non si sono presentati i carabinieri dei Nas di Milano. Risultato: stand chiuso e denuncia per frode in commercio ai gestori.
Non importa dove viene preparata la focaccia ma è vietato venderla fuori dai confini, anche se a farlo sono gli stessi estensori del disciplinare.
Il paradosso è stato ricordato ieri dal Post per commentare un articolo dell’Economist sull’eccesso di protezionismo che l’Italia tradisce per difendere i suoi prodotti tipici: l’autorevole settimanale britannico parla di “sacralizzazione”.
Tra DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) STG (Specialità Tradizionale Garantita) e altri tipi di tutele abbiamo 924 prodotti italiani “garantiti” dall’Europa, contro 754 dei francesi e 361 degli spagnoli.
Siamo meno bravi a venderlo questo benedetto Made in Italy alimentare, mancano centri di distribuzione capaci di portarli nel mondo, ad eccezione di Eataly forse, che tuttavia con 400 milioni di fatturato annuo è distante dalle decine di miliardi dei veri colossi.
Secondo l’Economist il simbolo del Made in Italy e di questa ossessione nazionale per la tutela è la pizza.
Il fatto che sia nata in Italia ma che i maggiori profitti li facciano gli americani, arrivando addirittura a imporre da noi le loro catene, vedi il caso Domino’s, dice molto sui problemi della nostra economia.
Una mancanza di adattabilità, conclude l’Economist, che non fa onore al genio e all’inventiva italiana.
mercoledì 21 settembre 2016
I Piatti invernali a Pechino
lunedì 19 settembre 2016
martedì 13 settembre 2016
Consigliato dal La cucina italiana
La qualità delle materie e la passione con la quale si lavorano fanno della catena di ristoranti Miele il fiore all'occhiello dell'export italiano,il made in italy viene imitati di continuo,
ma posso assicuravi che alcune cose sono inimitabili, propio come la pizza cheGiuseppe
prepara ogni dì al ristorante la piazza napoli in cina.
consigliato da la cucina italiana
sabato 10 settembre 2016
Completamente BIO!
This is The First step of Our Vegetable Factory for Now only Land Tasting : ORGANIC VEGETABLE OF COURSE
Le materie prime di cui ci serviamo
Gennaro Miele ringrazia il grande Emanuele Pizzuti che ci segue e ci assiste .... facendoci importare un prodotto da top.Grazie a te e ai vostri prodotti la nostra cucina è il top della qualita'.
L’azienda nasce negli anni ’50 in Montecorvino Rovella, Salerno. Grazie alla passione e all’impegno che da sempre caratterizzano la Molini Pizzuti, nel tempo l’azienda è cresciuta diventando così protagonista di diversificazioni di successo. Nel 1988 la Molini Pizzuti ha aperto i suoi orizzonti verso i mercati esteri con la fondazione della sua divisione export, Co.Pi. srl. Quest’ultima nel corso degli anni ha ampliato l’offerta ad altre linee food e prodotti gourmet diventando una realtà di successo. Negli anni ’90, grazie a delle politiche di ristrutturazione e di investimenti, la Molini Pizzuti ha trasferito la propria ed attuale sede produttiva nell’area industriale di Bellizzi, Salerno.
L’azienda nasce negli anni ’50 in Montecorvino Rovella, Salerno. Grazie alla passione e all’impegno che da sempre caratterizzano la Molini Pizzuti, nel tempo l’azienda è cresciuta diventando così protagonista di diversificazioni di successo. Nel 1988 la Molini Pizzuti ha aperto i suoi orizzonti verso i mercati esteri con la fondazione della sua divisione export, Co.Pi. srl. Quest’ultima nel corso degli anni ha ampliato l’offerta ad altre linee food e prodotti gourmet diventando una realtà di successo. Negli anni ’90, grazie a delle politiche di ristrutturazione e di investimenti, la Molini Pizzuti ha trasferito la propria ed attuale sede produttiva nell’area industriale di Bellizzi, Salerno.
mercoledì 7 settembre 2016
lunedì 5 settembre 2016
Trofeo Caputo
Napoli. Domani parte il XV Trofeo Caputo che elegge il migliore pizzaiolo del mondo
Il Campionato Mondiale del Pizzaiuolo – Trofeo Caputo raggiunge il traguardo della XV edizione e come da tradizione si svolge durante il Napoli Pizza Village (di cui sapete già tutto). Chi si aggiudicherà il titolo iridato dopo il trionfo di Teresa Iorio dello scorso anno?
Per Antimo Caputo, Ad del Mulino Caputo, indipendentemente da chi sarà ad imporsi sui 600 sfidanti e aggiudicarsi il titolo di Campione del Mondo, il vero successo è quello di poter promuovere la maestria dei pizzaiuoli, la loro capacità di selezionare materie prime d’eccellenza e di utilizzare tecniche e saperi antichi.
Il Campionato Mondiale del Pizzaiuolo – Trofeo Caputo raggiunge il traguardo della XV edizione e come da tradizione si svolge durante il Napoli Pizza Village (di cui sapete già tutto). Chi si aggiudicherà il titolo iridato dopo il trionfo di Teresa Iorio dello scorso anno?
Per Antimo Caputo, Ad del Mulino Caputo, indipendentemente da chi sarà ad imporsi sui 600 sfidanti e aggiudicarsi il titolo di Campione del Mondo, il vero successo è quello di poter promuovere la maestria dei pizzaiuoli, la loro capacità di selezionare materie prime d’eccellenza e di utilizzare tecniche e saperi antichi.
Questa tappa ha un significato particolare per la famiglia Caputo: “Siamo orgogliosi che nell’ambito del “Pizza Village”, evento che si affianca al Campionato, sarà utilizzata anche la farina proveniente dal nuovo “Campo Caputo” targato Campania. Da quest’anno, infatti, la coltivazione del Grano Nostrum, del quale seguiamo l’intero processo produttivo, dalla semina al raccolto, dalla gestione dei campi allo stoccaggio, si è allargata dal Lazio, dove lo scorso anno abbiamo iniziato a mietere il nostro grano in collaborazione con il Consorzio Agrario di Latina, alla Campania.”
Intanto, è iniziato il conto alla rovescia: il XV Trofeo Caputo si svolgerà il 6 e il 7 settembre sul Lungomare Caracciolo, presso la Rotonda Diaz, nell’arena nota come lo Stadio della Pizza, con spalti e tribune con vista sul golfo di Napoli. La gara prevede l’assegnazione di 9 titoli riferiti ad altrettante categorie, che vanno dalle consuete “Pizza classica” fino a quella acrobatica, passando per la “Pizza senza glutine” e la categoria S.T.G. (Specialità Tradizionale Garantita).
Alle categorie storiche, quest’anno, si è aggiunta una novità: quella della “Pizza Americana”.
Le gare si svolgeranno in simultanea su 6 forni, ai quali si alterneranno i partecipanti provenienti da circa 40 Paesi. L’inizio delle gare, aperte al pubblico e con ingresso gratuito, è previsto per le ore 15.00. Sarà possibile seguire le evoluzioni della competizione anche tramite i social network e le piattaforme virtuali.
Il titolo di Campione del Mondo sarà assegnato da una giuria, nella quale si alterneranno grandi chef, come il pluristellato Gennaro Esposito della Torre del Saracino, giornalisti ed esperti del settore.
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